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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Quadrilatero della Moda: il 2015 è un boom, più 22% rispetto al 2014

Gli ottimi risultati delle vie del Quadrilatero: meno russi ma più americani e sauditi. Nessun effetto Expo, "la clientela cerca prodotti sofisticati"

Chi diceva che il Quadrilatero della Moda stava risentendo della crisi economica, delle controsanzioni di Vladimir Putin (presidente della Federazione russa) e di chissà cos'altro, deve ricredersi. Nei primi nove mesi del 2015, infatti, le vendite "tax free" sono state del 22% in più rispetto al 2014 in via Montenapoleone e del 14% in più nel complesso del Quadrilatero. 

Merito dell'alchimia unica al mondo che queste strade sanno creare, interpretando il lusso nelle sue molte sfaccettature e soprattutto con una "naturale" divisione territoriale di prodotti, salvo eccezioni ovviamente, che consente al turista in cerca di questa dimensione d'acquisto (scontrini medi di più di 1.300 euro) di sentirsi davvero parte del mondo che va cercando.

Così in via Verri, "regno" degli orologi, la crescita rispetto al 2014 è stata addirittura del 65%. Ogni strada, si diceva, ha una sua identità abbastanza precisa. Se l'uomo domina via Gesù, le scarpe sono protagoniste di via Sant'Andrea e così via. Peccato per via Spiga (+3%, ma non è "da buttare via"). La strada con i risultati peggiori (via Manzoni, -12%) è proprio quella che non ha (ancora) acquistato una sua identità riconoscibile. 

E se i russi sono calati del 40% (è da vedere il motivo, troppo semplice additarlo alla battaglia delle sanzioni: quelle occidentali non hanno colpito il 7% di popolazione russa considerata "alto-spendente" ma soltanto determinate persone legate indissolubilmente al regime di Putin o a quello dell'ex presidente ucraino Yanukovich), gli statunitensi sono invece cresciuti dell'83%. E spendono anche loro. Così i sauditi (+55%). Così i cinesi, che sono ormai saldamente il primo popolo straniero del Quadrilatero. Guglielmo Miani (presidente dell'associazione che riunisce i negozi del Quadrilatero) smentisce al Corriere che vi sia stato un 'effetto Expo', sottolineando che questo tipo di clientela non è attratta da un grande evento ma da un'offerta sofisticata.

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