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Visita a San Vittore dell’Uilpa: “Condizioni di vita indegne”

La Uilpa ha fatto un giro ieri nel carcere di San Vittore, per accertare la situazione della struttura. Sovraffollamento e condizioni igieniche precarie tra i principali problemi. Eugenio Sarno, segretario della Uilpa Penitenziari: “non biasimo chi parla di degrado e torture nel carcere”

Eugenio Sarno, segretario generale della Uilpa Penitenziari, ha visitato ieri il carcere milanese di San Vittore, situato nei pressi di Viale Papiniano.

Quello che emerge dal racconto non è certo edificante. Spiega Sarno: “Nei reparti già oggetto di ristrutturazione le condizioni sono al limite della legalità. Analogamente i poliziotti penitenziari sono costretti quotidianamente a lavorare in ambienti insalubri e insicuri a contatto con la disperazione che quelle condizioni determinano, alimentando le tensioni e fomentando le aggressività”.

Al momento nel carcere due reparti sono chiusi, fattore che limita molto la ricettività massima: dovrebbe essere di circa 780 posti. Ieri mattina, invece, i detenuti presenti a San Vittore assommavano a 1610 (1503 uomini e 107 donne). I detenuti stranieri erano pari a 976 (937 uomini e 39 donne), quelli con condanna definitiva sono pari a 297 (264 uomini e 33 donne) e in attesa di condanna definitiva sono 1313 (1239 uomini e 74 donne). Prosegue Sarno: “I numeri della polizia penitenziaria sono ancora più allarmanti. A fronte di mille unità assegnate ne risultano presenti 620 per i servizi d'istituto e 160 per il servizio traduzioni mentre 200 sono distaccate in altre sedi”. Quindi molti detenuti in più della capacità massima e molti meno agenti di quelli che occorrerebbero per mantenere l'ordine e la sicurezza.

La conclusione di Sarno non lascia molto spazio alle polemiche. Il segretario infatti, dopo il suo giro all’interno della struttura ha sottolineato che “non si sente di biasimare chi, riferendosi a San Vittore, parla di degrado e persino di torture”.

L’esito della visita sarà trascritto in un documento che verrà presentato ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria, nonostante, si legge nel comunicato emesso dalla Uilpa dopo il giro “nell’immobilismo che contraddistingue il DAP nessuno troverà il tempo e la voglia di leggere le nostre denunce. Men che mai di trovar soluzioni”.
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