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Castello Cadorna Brera / Via Pontaccio

Cappuccino e grappa a colazione, poi il colpo in gioielleria: preso il rapinatore Pink Panthers

Arrestato uno dei rapinatori del colpo alla gioielleria in via Pontaccio. Due ancora ricercati

Quando i poliziotti svizzeri lo hanno fermato mentre camminava per le strade di Basilea era praticamente un fantasma. Nessun telefono in tasca, nessuna chiave - né di un'auto, né di una casa - e un solo documento addosso, naturalmente falso. Purtroppo per lui, però, dietro di sé aveva lasciato una traccia incancellabile e infallibile: il suo sangue. 

Gli agenti della Squadra Mobile di Milano, diretti da Lorenzo Bucossi, hanno arrestato Danilo Vucinic, l'uomo di trentasei anni - cittadino serbo nato a Belgrado - ritenuto il responsabile della rapina messa a segno lo scorso 20 dicembre in via Pontaccio nella gioielleria "Paradise Luxury", da dove erano stati portati via orologi per un valore di duecentomila euro

Video | Il colpo in 50 secondi a Milano

"Fuori in 50 secondi"

Quella mattina, due uomini - abito elegante e volto scoperto - si erano presentati nel locale come se fossero normali clienti. Uno dei due - al momento ricercato in tutta Europa - aveva estratto una pistola al peperoncino e l'aveva puntata contro il titolare. L'altro rapinatore, il 36enne, aveva invece preso un martello, aveva sfondato le vetrine e aveva arraffato tutto il possibile

Quindi, dopo cinquanta secondi esatti, i due erano usciti con il bottino in tasca. Vucinic si era allontanato in metro, presa a Lanza, mentre il complice era scappato in bicicletta, facendosi largo tra i passanti con l'arma in pugno. 

Il colpo dei "Pink Panthers" a Milano

La colazione con la grappa e il brindisi

Gli agenti della Scientifica e della sezione anti rapine della Mobile - coordinata da Francesco Giustolisi - avevano subito effettuato tutti i rilievi e accanto a una delle vetrine distrutte erano riusciti a isolare due gocce di sangue, lasciate dal rapinatore con il martello che si era ferito rompendo le vetrate. Quel sangue, hanno poi accertato gli esami, apparteneva proprio al rapinatore di Belgrado. 

Gli agenti - dopo aver guardato mille ore di immagini catturate dalle telecamere in giro per Brera - sono riusciti a ricostruire gli spostamenti dei due e del loro "palo", anche lui attualmente ricercato e latitante. Così, i poliziotti sono stati in grado di accertare che i tre avevano effettuato sopralluoghi nei giorni precedenti - sempre con vestiti diversi e con percorsi differenti - e che la stessa mattina della rapina avevano fatto colazione nel bar di fronte alla gioielleria con un cappuccino corretto alla grappa. 

Alle 10.20, invece, pochi secondi prima di entrare in azione, i due avevano brindato - naturalmente con un bicchierino di grappa - e avevano poi attraversato per mettere a segno il colpo. 

Foto - Vucinic prima di entrare in azione

Rapina dei Pink Panthers in gioelleria a Milano 5

La rapina firmata Pink Panthers

Il blitz - studiato nei minimi dettagli e praticamente perfetto, se non per quelle due gocce di sangue lasciate da Vucinic - aveva seguito perfettamente lo stile "Pink Panthers": la banda di rapinatori, composta quasi esclusivamente da ex militari dell'ex Jugoslavia, che l’Interpol ha definito come il gruppo criminale "più potente e meglio organizzato al mondo". 

Il 36enne, hanno accertato investigatori e inquirenti, era un uomo riconosciuto della banda, come testimonia anche la tecnica "Smash & Grab" - distruggi e arraffa - usata per la rapina in via Pontaccio. 

E di rapine in grande stile i "Pink Panthers" nel corso della loro carriera ne hanno fatte eccome. Nel 2005 avevano svaligiato una gioielleria a Saint Tropez ed erano scappati a bordo di un motoscafo, mentre nel 2007 - bottino da 14 milioni di euro - erano entrati direttamente con due macchine di grossa cilindrata nel "Wafi Mall" di Dubai.

Nel 2016, invece, avevano colpito a Milano: in tre erano entrati in un negozio di via Sant'Andrea, avevano legato la commessa e poi erano spariti - sempre a bordo di biciclette - con gioielli per un milione di euro. Ma non è escluso - le indagini sono in corso - che fossero stati sempre uomini dei Pink Panthers a entrare in azione il 30 giugno scorso in via Montenapoleone, quando tre malviventi avevano rubato orologi di lusso dalla boutique Audemars Piguet.

Video | Il colpo al Wafi Mall di Dubai

L'ex militare rapinatore "muto"

La fuga degli autori del blitz in via Sant'Andrea era finita a febbraio dell'anno dopo, mentre quella di Vucinic è finita il 25 agosto, quando i poliziotti lo hanno fermato a Basilea. Alla fine di quel mese è arrivato in Italia e lunedì sarà processato dopo aver scelto il rito abbreviato. 

Con agenti e pm - la dottoressa Laura Pedio e il dottr David Monti -, il 36enne non ha aperto bocca: non ha fornito elementi utili sui Pink Panthers né tanto meno sui suoi due complici ricercati, uno dei quali avrebbe anche preso parte al colpo di Saint Tropez. 

"Tra i Pink Panthers - l'amara constatazione di Monti - non ci sono pentiti". Ma a tradirli, a tradire almeno di uno loro, sono state due gocce di sangue. 
 

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