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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Riaprire i Navigli sfruttando i cantieri della M4: si può fare

Presto uno studio di fattibilità commissionato a Metropolitana Milanese

Restituire l'acqua ai Navigli per poi - in futuro - aprirli. L'idea non è nuova, nel 2011 fu anche fatto il famoso referendum consultivo (che diede esito positivo), ma in vista delle nuove elezioni del 2016 se n'è tornato a parlarne. Molto favorevole, per esempio, è Giuseppe Sala, candidato alle primarie di centrosinistra, che si è espresso per la riapertura totale delle acque navigabili. Possibilista anche un'altra candidata alle primarie, Francesca Balzani, che però ha sottolineato di preferire un'apertura graduale.

La concomitanza con i lavori per la linea 4 del metrò, in pieno centro, potrebbe favorire il processo. Come è noto, la linea scorrerà proprio sotto la Cerchia dei Navigli da San Babila a Sant'Ambrogio, e una delle condizioni previste fin dall'inizio è proprio che non venga in alcun modo modificato il tracciato del Naviglio stesso. Che si trova a pochi metri di profondità, mentre il metrò scorrerà a oltre 20 metri sotto il livello stradale, il che significa anche che non ci dovrebbero essere grosse interferenze tra il canale e la metropolitana.

Non è soltanto questo. I cantieri della M4 potrebbero essere utili proprio a restituire l'acqua, come riferisce il Corriere, secondo l'opinione di uno dei maggiori esperti di sistemi idraulici, Maurizio Brown. L'idea è quella di sfruttare l'acqua del Naviglio Martesana e farla convogliare nella Roggia Vettabbia, che scorre sotto terra da nord a sud. La situazione è in realtà molto più complessa e difficilmente riassumibile in poche parole.

Approfondimento (esterno): ipotesi di riapertura della "fossa interna".

La novità vera e propria è che, a Metropolitana Milanese (che gestisce il sistema idrico della cità), il comune di Milano chiederà uno studio di fattibilità per risolvere il problema idraulico della restituzione dell'acqua alla fossa interna, ovvero l'alveo della Cerchia dei Navigli, proprio a partire dalla Roggia Vettabbia, che un tempo serviva a raccogliere le acque del Seveso (e successivamente anche della Martesana) mentre oggi prende le acque di circa 300 pozzi di falda.

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